orto orto Scalogno – Allium ascalonicum
Scalogno – Allium ascalonicum

Scalogno, allim ascalonicum, pianta bulbosa rustica appartenente alla famiglia delle Gigliacee, assai simile alla cipolla e all’aglio: i suoi bulbi sono più dolci e profumati di quelli dell’aglio ma hanno sapore più accentuato e penetrante rispetto alla cipolla. Lo scalogno è una pianta perenne, ma ha ciclo annuale. I bulbi sono larghi 2-3 cm, dalla forma tondeggiante o allungata, riuniti i mazzi. Lo scalogno ha le foglie tutte basali, lineari, appuntite e fusti alti 60-80 cm, eretti, privi di fogliame, che portano all’apice una infiorescenza ad ombrella. I bulbi dello scalogno sono utilizzati in cucina per aromatizzare insalate, pietanze o per la realizzazione di salse. Anche le foglie più giovani e tenere possono essere utilizzate per insaporire minestre e insalate. Per saperne di più ecco tutto o quasi sulle sue proprietà. 

Lo scalogno è una pianta abbastanza rustica, che resiste bene alle basse temperature, tanto da poter tranquillamente superare l’inverno in piena terra, inoltre sopporta bene anche il secco e non richiede terreni troppo ricchi di sostanza organica. Le irrigazioni devono essere moderate ed è meglio farne addirittura a meno se l’andamento stagionale non è troppo secco, in tutti i casi è bene fare attenzione a che il terreno non sia intriso d’acqua per evitare il rischio di marcescenza dei bulbi, per cui è consigliabile prevedere un buon drenaggio così da favorire lo sgrondo dell’acqua.

Lo scalogno trae maggiori benefici da concimazioni minerali complesse, prevalentemente potassiche e scarsamente azotate. In particolare il potassio sembra avere l’effetto di rendere le piante più resistenti alle malattie e i bulbi anche meglio conservabili. Di contro l’azoto, stimolando eccessivamente la formazione della parte aerea della pianta, potrebbe in qualche modo influire negativamente nello sviluppo dei bulbi. Al tempo stesso è preferibile evitare concimazioni organiche.

L’impianto della coltura può avvenire sia in primavera che in autunno, a seconda del clima della regione in cui si deve coltivare lo scalogno. Su terreno ben lavorato ad almeno 20-30 cm di profondità, in cui sia stata incorporata una quantità di 50-100 g/m2 di concime complesso, in base alla fertilità del terreno, e che successivamente è stato sminuzzato in superficie, si tracciano solchi a 20 cm di distanza l’uno dall’altro nei quali si semineranno i bulbi che vanno affondati nel terreno per 3-4 cm, con la punta rivolta verso l’alto, distanziandoli tra loro 15 cm. Durante lo sviluppo della coltura si procederà a sarchiare regolarmente il terreno per eliminare le infestanti e mantenere al tempo stesso una maggiore quantità di umidità nel terreno. In caso di annate particolarmente umide o in presenza di terreni troppo pesanti, converrà scalzare con delicatezza i bulbi di scalogno liberandoli dalla terra per metà della loro lunghezza così da ridurre il rischio di marcescenza.

Da giugno in poi le foglie cominceranno ad ingiallire, segnale che si sta completando l’ingrossamento dei bulbi nei quali migrano tutte le sostanze nutritive della pianta. È quindi arrivato il momento di estrarre i bulbi dal terreno, tirandoli semplicemente per le foglie e aiutandosi con una forca. Una volta estratti dal terreno, si lasciano i bulbi qualche giorno sul terreno per farli asciugare; se ne completa poi l’essicazione all’asciutto e all’ombra. Ripuliti dalle foglie, i bulbi si possono conservare bene, purché non in strati troppo spessi, in locali freschi ed asciutti.


riproduzione: si fa esclusivamente mediante trapianto dei bulbi che si scelgono tra quelli del raccolto precedente, scegliendo quelli più duri e meglio formati.
esposizione:
fioritura:




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Porro – Allium porrum

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Physostegia
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Lo scalogno è una pianta abbastanza rustica, che resiste bene alle basse temperature, tanto da poter tranquillamente superare l’inverno in piena terra, inoltre sopporta bene anche il secco e non richiede terreni troppo ricchi di sostanza organica. Le irrigazioni devono essere moderate ed è meglio farne addirittura a meno se l’andamento stagionale non è troppo secco, in tutti i casi è bene fare attenzione a che il terreno non sia intriso d’acqua per evitare il rischio di marcescenza dei bulbi, per cui è consigliabile prevedere un buon drenaggio così da favorire lo sgrondo dell’acqua.

Lo scalogno trae maggiori benefici da concimazioni minerali complesse, prevalentemente potassiche e scarsamente azotate. In particolare il potassio sembra avere l’effetto di rendere le piante più resistenti alle malattie e i bulbi anche meglio conservabili. Di contro l’azoto, stimolando eccessivamente la formazione della parte aerea della pianta, potrebbe in qualche modo influire negativamente nello sviluppo dei bulbi. Al tempo stesso è preferibile evitare concimazioni organiche.

L’impianto della coltura può avvenire sia in primavera che in autunno, a seconda del clima della regione in cui si deve coltivare lo scalogno. Su terreno ben lavorato ad almeno 20-30 cm di profondità, in cui sia stata incorporata una quantità di 50-100 g/m2 di concime complesso, in base alla fertilità del terreno, e che successivamente è stato sminuzzato in superficie, si tracciano solchi a 20 cm di distanza l’uno dall’altro nei quali si semineranno i bulbi che vanno affondati nel terreno per 3-4 cm, con la punta rivolta verso l’alto, distanziandoli tra loro 15 cm. Durante lo sviluppo della coltura si procederà a sarchiare regolarmente il terreno per eliminare le infestanti e mantenere al tempo stesso una maggiore quantità di umidità nel terreno. In caso di annate particolarmente umide o in presenza di terreni troppo pesanti, converrà scalzare con delicatezza i bulbi di scalogno liberandoli dalla terra per metà della loro lunghezza così da ridurre il rischio di marcescenza.

Da giugno in poi le foglie cominceranno ad ingiallire, segnale che si sta completando l’ingrossamento dei bulbi nei quali migrano tutte le sostanze nutritive della pianta. È quindi arrivato il momento di estrarre i bulbi dal terreno, tirandoli semplicemente per le foglie e aiutandosi con una forca. Una volta estratti dal terreno, si lasciano i bulbi qualche giorno sul terreno per farli asciugare; se ne completa poi l’essicazione all’asciutto e all’ombra. Ripuliti dalle foglie, i bulbi si possono conservare bene, purché non in strati troppo spessi, in locali freschi ed asciutti.


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