orto orto Porro – Allium porrum
 

Porro, Allium porrum, pianta erbacea biennale, appartenente alla famiglia delle Gigliacee, ma coltivata come annuale, dal momento che se ne utilizzano la base del fusto e il bulbo che s’ingrossano alla fine del primo anno di coltura, quando immagazzinano le sostanze nutritive necessarie all’anno seguente per passare alla fase riproduttiva, cioè emettere lo scapo florale formando i fiori e poi i frutti.

Parente stretto di aglio e cipolla, il porro è coltivato da tempo immemorabile e apprezzato, oltre che per le sue qualità alimentari, anche per le sue proprietà medicamentose, come del resto vale anche per aglio e cipolla. Sembrerebbe essere efficace contro i disturbi vescicali, la calcolosi renale e vescicale, oltre ad essere antiartritico e antireumatico. Per saperne di più ecco tutto o quasi sulle sue proprietà.

La sua zona di origine non è certa, anche se localizzata nel bacino del Mediterraneo, e non è nemmeno certa la sua origine botanica anche se si suppone si tratti di una sottospecie del porrandello, spontaneo nelle zone mediterranee. Il porro ha il fusto piuttosto basso nel primo anno, nel secondo anno, con il passaggio alla fase riproduttiva, il fusto si allunga fino a raggiungere anche la lunghezza di 1 metro, portando alla sua sommità una infiorescenza ad ombrella globosa con numerosi piccoli fiori bianchi, rosa o lilla.

Il bulbo del porro, più o meno pronunciato a seconda della specie, altro non è che la parte basale delle lamine fogliari carnose e ingrossate, che poi  rappresenta la parte commestibile della pianta, assieme ai primi 15-20 cm del fusto. Può essere utilizzata sia cruda che cotta per insaporire insalate, minestre, stufati e altro.

Il porro è una pianta che cresce bene in clima fresco con piogge frequenti e fini che possono anche sostituire l’irrigazione; la sua coltivazione è diffusa nell’Europa centrale, mentre in Italia è limitata al centro-nord. Il porro ha un ciclo colturale piuttosto lungo, da 6 a 9 mesi, per cui resta nel terreno anche nei periodi freddi dell’anno: tuttavia la sua resistenza al freddo è notevole quando adulto, mentre in semenzaio è necessario proteggerlo.

A seconda della varietà di porro scelta per la coltivazione e dell’epoca di raccolta attesa, i semenzai vanno fatti in periodi diversi, quindi in dicembre-gennaio, febbraio-marzo, maggio-luglio; solo questi ultimi possono essere fatti all’aperto, oppure in questo caso anche direttamente a dimora; mentre gli altri vanno protetti ed eventualmente riscaldati, tenendo presente che sono da evitare temperature notturne inferiori ai 6-8° C, perché potrebbero danneggiare le giovani piantine.

Il trapianto va fatto 10-12 settimane dopo la semina, quando il fusto delle piante avrà un diametro di almeno 5 mm: la pratica di accorciare le foglie e di spuntare le radici che alcuni sostengono essere necessaria per favorire l’attecchimento, non è ritenuta utile. La piantina va collocata in fondo al foro delicatamente aiutandosi con il piantatoio, in modo che le radici si trovino a circa 10 cm di profondità, costipando bene il terreno; se sistemate più profonde la crescita della pianta potrebbe risentirne in negativo. 

I terreni adatti alla coltivazione del porro sono quelli profondi, freschi, fertili, meglio se calcarei, eventualmente arricchiti con letame ben maturo quando si procede alla preparazione profonda del terreno, oppure utilizzando concimi complessi azotati e potassici. Il letto di semina deve essere composto da terreno ben sminuzzato in superficie, ben spianato e dotato di un efficace drenaggio per favorire lo sgrondo delle acque. Dopo il trapianto delle piantine di porro bisogna effettuare diverse sarchiature, sia per eliminare le infestanti, sia per ridurre l’evaporazione del terreno e mantenere un maggior grado di umidità a livello delle radici.

L’irrigazione del porro non è strettamente indispensabile; conviene ricorrere all’irrigazione in base all’andamento stagionale. Qualche tempo prima della raccolta si usa rincalzare le piante per favorire l’imbianchimento della parte basale del fusto e renderlo presentabile per il consumo, anche se in effetti questa consuetudine non sembra apportare tali benefici che sono invece legati a fattori genetici specifici di ciascuna varietà.

La raccolta non è legata ad un preciso momento di maturazione, ma va fatta a seconda delle esigenze di consumo; il porro va estirpato tirandolo verso l’alto per il fusto e preparato per la tavola eliminando le radici appena sotto il bulbo e le foglie più esterne sporche e danneggiate. Tutte le foglie vanno tagliate un poco al di sopra della zona in cui cominciano ad inverdirsi. All’occorrenza i porri possono essere conservati in locali freschi ed asciutti stratificati con sabbia.

Le varietà
Si distinguono a seconda dell’epoca di coltura, della forma del bulbo e della lunghezza dello stelo. 

A raccolta estiva sono Grosso d’Italia, a bulbo tondeggiante, resistente ai freddi fuori stagione; Grosso corto d’estate, a sapore dolce; Gigante di Ostia, anch’esso a sapore dolce. Tra i porri a raccolta invernale si ricordano Mostruoso di Carentan, dal fusto lungo; Lungo bianco d’inverno, a bulbo pronunciato. Tra quelli a raccolta autunnale si ricorda Large American flag, a caule (la porzione che stabilisce il collegamento tra la radice e la parte che porta le foglie) lungo e foglie grandi, precocissimo.

Riproduzione:
per seme, in semenzaio protetto o all’aperto, da dicembre-gennaio a giugno-luglio, a seconda delle varietà coltivate. Occorrono circa 2-3 g/m2 di seme da spargere in un semenzaio costituito da terriccio leggero cui sia stata aggiunta un po’ di calce.
Esposizione:
Fioritura: