orto orto Cipolla – Allium cepa
Cipolla – Allium cepa

Cipolla, Allium cepa, pianta appartenente alla famiglia delle Gigliacee, utilizzata sin dall’antichità per le sue proprietà curative e alimentari. Originaria dell’Asia occidentale, si è diffusa verso il Mediterraneo e oltre, praticamente in tutto il mondo, dove oggi è largamente coltivata, e ne sono state selezionate varietà adatte ai diversi climi; tuttavia la dolcezza del sapore e del profumo restano prerogative delle cipolle cresciute negli ambienti di origine a clima caldo e relativamente secco. 

La pianta è biennale, ma coltivata come annuale, dal momento che se ne consuma il così detto bulbo che è formato dalle lamine carnose, ingrossate, succulente, della parte basale delle foglie. Queste son avvolte molto strettamente l’una all’altra e si allungano superiormente, rimanendo unite nel primo tratto a formare un falso fusto.

Il fusto vero e proprio, che in realtà è quel piccolo anello duro posto sotto il bulbo dal quale partono le radici, si allunga nel secondo anno di vita della pianta, utilizzando le sostanze di riserva immagazzinate l’anno precedente nel bulbo, e forma lo scapo florale, alto fino ad 1 metro, con sulla sommità una infiorescenza ad ombrella, globosa, costituita di piccoli fiori bianchi o rosati, dai quali poi si formano piccole capsule contenente i semi.

Nel bulbo, che è poi la parte commestibile, sono contenuti una quantità di componenti chimici aromatici, soprattutto solforati, che stimolano la lacrimazione e conferiscono alle cipolle quel caratteristico sapore leggermente acre. La ricchezza di Sali minerali, specie iodio e zolfo, Sali di sodio e di calcio, di vitamina C e A, ha fatto diventare la cipolla un prodotto assai utilizzato nella medicina naturale e nell’erboristeria; in sostanza si tratta di un alimento assai salutare. Cruda è un potente diuretico, tuttavia è controindicata a coloro che soffrono di acidità di stomaco. Per saperne di più ecco tutto o quasi sulle sue proprietà.

La cipolla predilige posizioni ben illuminate e temperature relativamente elevate, 10-12° C., nella fase di crescita, ma sopporta agevolmente anche abbassamenti notevoli di temperatura sempre che il bulbo sia già formato. Esige terreni sciolti e di medio impasto, che assicurino uno sgrondo dell’acqua assai efficace e nello stesso tempo consentano una buona formazione del bulbo. I terreni troppo compatti non vanno bene per la coltivazione delle cipolle, che crescerebbero stentatamente per difficoltà nella formazione del bulbo e per i rischi di marciume dovuti ai ristagni d’acqua che spesso si verificano in questi tipi di terreno.

Per cui, in caso di necessità, sarà meglio procedere ad una lavorazione accurata per preparare la semina sminuzzando il terreno e avendo cura di seminare le piantine su prode elevate o sulla sommità delle creste tra un solco e l’altro. La stessa attenzione dovrà essere riservata alle piantine allevate in vaso che deve essere di dimensioni generose, sia in profondità che in larghezza, e alla base del quale deve essere sempre steso uno strato di argilla espansa per favorire il drenaggio. L’irrigazione va effettuata solo se necessario e con una certa attenzione, evitando gli eccessi, in quanto il terreno deve mantenersi piuttosto asciutto: meglio poche irrigazioni abbondanti che interventi modesti e ripetuti.

La concimazione deve essere preferibilmente a base di fertilizzanti minerali dal momento che la cipolla non sfrutta molto quelli organici e il letame in particolare. I concimi minerali da utilizzare devono essere prevalentemente azotati e potassici, tenendo presente che quelli azotati forniti troppo in prossimità del accolto, possono ridurre la serbevolezza (la capacità di mantenere uno stato di conservazione per un certo tempo) dei bulbi.

Il profumo e il sapore dei bulbi dipendono dalla maggiore o minore concentrazione nel terreno di alcuni ioni minerali: lo ione zolfo accentua il sapore acre, mentre gli ioni cloro e azoto tendono ad addolcirlo, per cui quando si procede alla concimazione è meglio utilizzare il cloruro d’ammonio. In coltivazione la cipolla è poco esigente, le basta che il terreno sia mantenuto libero dalle infestanti per mezzo di una sarchiatura.

Raccolta e conservazione: la raccolta va fatta in modi e tempi diversi a seconda della destinazione del prodotto. Le varietà da consumo fresco, che vanno raccolte in primavera e non hanno problemi di conservazione, si estirpano a mano a mano che i bulbi hanno raggiunto la grossezza desiderata, essendo ancora il bulbo fisiologicamente acerbo.

Per le varietà tardive, a raccolta autunnale invece, occorre attendere che la maturazione del bulbo sia compiuta, ovvero che tutte le sostanze nutritive presenti nelle foglie migrino nel bulbo arricchendolo, facendolo ingrossare e rendendolo ancor più adatto alla conservazione. Per questo motivo non bisogna piegare le foglie a terra o annodarle tra loro, pratica diffusa ma errata, immaginando così di accelerare la maturazione dei bulbi. Ciò indubbiamente avviene, ma a discapito dell’ingrossamento dei bulbi, in quanto una parte delle sostanze presenti nelle foglie non potranno migrare nei bulbi stessi, limitandone quindi la crescita. Quando le foglie saranno quasi completamente ingiallite, spia inequivocabile della maturità dei bulbi, questi potranno essere estratti dal terreno tirandoli semplicemente per le foglie e lasciandoli poi al suolo ad asciugare per un paio di giorni. In seguito si taglieranno le foglie a qualche cm sopra i bulbi e questi messi a conservare in cassette, in strati singoli, in un locale asciutto, fresco, arieggiato e al buio.

Lasciando un pezzo più lungo di foglia attaccato al bulbo, è possibile fare mazzi e trecce da appendere. 

Le cipolle da sott’aceto, come le cipolline novelle, si raccolgono quando sono ancora immature, quindi in anticipo, evitando che i bulbi si ingrossino troppo. In questo caso la misura ideale della cipolla è di un paio di cm di diametro.

Parassiti animali: la Tignola e la Mosca della cipolla possono provocare danni gravi: le loro larve, una volta arrivate nel bulbo, lo rodono e lo fanno marcire. La lotta si deve fare in primavera prima dello sviluppo delle larve, utilizzando insetticidi specifici a base di esteri fosforici.

Parassiti vegetali: la Ruggine e la Peronospora possono danneggiare seriamente le colture di cipolle. La lotta si conduce efficacemente con prodotti a base di carbammati. Frequente è l’insorgere di marciumi, che distruggono le cipolle durante la conservazione. In questo caso non è possibile una lotta diretta, per cui è meglio ricorrere a varietà resistenti e, in casi estremi, si procederà con l’eliminare i bulbi colpiti.

Le varietà
Sono numerosissime, adatte a svariati climi e adattabili a coltivazioni per quasi tutti i periodi dell’anno. Da molte varietà si sono ottenuti numerosi ecotipi locali adatti in modo particolare ad un ristretto ambiente di coltivazione. Di norma le varietà si distinguono in base all’epoca di raccolta e alla destinazione, per cui si avranno cipolle a raccolta primaverile-estiva per il consumo diretto, cipolle a raccolta autunno-invernale per la conservazione nei mesi freddi, e cipolline da sott’aceto. Le cipolle a raccolta primaverile-estiva sono solitamente bianche o di colore chiaro, hanno sapore dolce e delicato e vanno consumate fresche, non potendo essere conservate.

Tra le varietà più note si ricordano la Grossa piatta d’Italia e le sue cultivar di Tripoli, d’Estate e Savonese, dalla forma schiacciata, bianche, semitardive; la Bianca gigante di giugno, a forma sferica, bianca, liscia, a tuniche sottili, abbastanza precoce; la Bianca maggiaiola, bianca, precoce, dolce, adatta ai climi meridionali; la Cipolla di Napoli, che è il classico cipollotto novello, precocissima, si raccoglie già in febbraio-marzo, dal bulbo piccolo, schiacciato, con venature verdi coltivata in particolar modo al Sud.

Le cipolle da raccolto autunnale e invernale si possono di norma conservare fino alla primavera successiva, sono caratterizzate da dimensioni maggiori rispetto a quelle a raccolto primaverile, e tuniche esterne solitamente colorate, rosse, ramate, viola, gialle. Tra le varietà più note si ricordano la Gialla comasca, sferica, giallo dorata, molto serbevole, ovvero in grado di mantenersi per un certo tempo in buono stato di conservazione; la Grossa ramata di Parma, di grande pregio e buon sapore, anch’essa assai serbevole; la Piatta di Bassano, a tuniche rosse e polpa bianca, dolce, di forma un po’ schiacciata e abbastanza serbevole; la Gialla di Valencia e la Dorata di Parma; la Rossa di Tropea, tra le più note, a tuniche rosse e polpa bianca, rotonda od ovoidale, dolce, molto serbevole.

Fra le cipolline da sott’aceto si ricordano la Precocissima di Barletta, molto produttiva, ma poco resistente al freddo e quindi adatta solo ai climi meridionali; La Borretana e le Cipolline di Ivrea.


riproduzione: per semina, che si può effettuare sia in piena terra che in semenzaio. La scelta è legata alla disponibilità di terreno libero nell’orto e alla necessità di anticipare di qualche tempo la coltura facendo un semenzaio protetto. In primavera è meglio evitare di collocare le piante a dimora prima di aprile, così come in autunno è preferibile non andare oltre la metà di ottobre; per il semenzaio si calcolano un paio di mesi di anticipo. Le piante dovranno essere seminate all’inizio di febbraio per essere poi messe a dimora in aprile e in agosto. Al sud questi limiti di tempo non sono perentori. Sono sufficienti 3-4 g di seme per m2 di semenzaio, che poi riusciranno a coprire 10 m2 di coltura. Prima di trapiantare le piantine bisogna attendere che siano grosse come una matita. Per facilitare l’estirpazione delle piantine, in modo da non danneggiarle, è preferibile bagnare il terreno del semenzaio qualche ora prima. Adoperando un trapiantatoio si sistemano in terra le piantine, dopo aver eventualmente accorciato le radici, a 3-4 cm di profondità e a distanza variabile a seconda delle dimensioni future dei bulbi, in genere 20-30 cm tra le file e 10-15 cm sulla fila.
La semina in piena terra non pone particolari problemi, salvo la necessità di procedere ad un diradamento per avere un impianto ottimale. Le cipolle eliminate possono essere consumate come cipollotti.
esposizione:
fioritura:




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La pianta è biennale, ma coltivata come annuale, dal momento che se ne consuma il così detto bulbo che è formato dalle lamine carnose, ingrossate, succulente, della parte basale delle foglie. Queste son avvolte molto strettamente l’una all’altra e si allungano superiormente, rimanendo unite nel primo tratto a formare un falso fusto.

Il fusto vero e proprio, che in realtà è quel piccolo anello duro posto sotto il bulbo dal quale partono le radici, si allunga nel secondo anno di vita della pianta, utilizzando le sostanze di riserva immagazzinate l’anno precedente nel bulbo, e forma lo scapo florale, alto fino ad 1 metro, con sulla sommità una infiorescenza ad ombrella, globosa, costituita di piccoli fiori bianchi o rosati, dai quali poi si formano piccole capsule contenente i semi.

Nel bulbo, che è poi la parte commestibile, sono contenuti una quantità di componenti chimici aromatici, soprattutto solforati, che stimolano la lacrimazione e conferiscono alle cipolle quel caratteristico sapore leggermente acre. La ricchezza di Sali minerali, specie iodio e zolfo, Sali di sodio e di calcio, di vitamina C e A, ha fatto diventare la cipolla un prodotto assai utilizzato nella medicina naturale e nell’erboristeria; in sostanza si tratta di un alimento assai salutare. Cruda è un potente diuretico, tuttavia è controindicata a coloro che soffrono di acidità di stomaco. Per saperne di più ecco tutto o quasi sulle sue proprietà.

La cipolla predilige posizioni ben illuminate e temperature relativamente elevate, 10-12° C., nella fase di crescita, ma sopporta agevolmente anche abbassamenti notevoli di temperatura sempre che il bulbo sia già formato. Esige terreni sciolti e di medio impasto, che assicurino uno sgrondo dell’acqua assai efficace e nello stesso tempo consentano una buona formazione del bulbo. I terreni troppo compatti non vanno bene per la coltivazione delle cipolle, che crescerebbero stentatamente per difficoltà nella formazione del bulbo e per i rischi di marciume dovuti ai ristagni d’acqua che spesso si verificano in questi tipi di terreno.

Per cui, in caso di necessità, sarà meglio procedere ad una lavorazione accurata per preparare la semina sminuzzando il terreno e avendo cura di seminare le piantine su prode elevate o sulla sommità delle creste tra un solco e l’altro. La stessa attenzione dovrà essere riservata alle piantine allevate in vaso che deve essere di dimensioni generose, sia in profondità che in larghezza, e alla base del quale deve essere sempre steso uno strato di argilla espansa per favorire il drenaggio. L’irrigazione va effettuata solo se necessario e con una certa attenzione, evitando gli eccessi, in quanto il terreno deve mantenersi piuttosto asciutto: meglio poche irrigazioni abbondanti che interventi modesti e ripetuti.

La concimazione deve essere preferibilmente a base di fertilizzanti minerali dal momento che la cipolla non sfrutta molto quelli organici e il letame in particolare. I concimi minerali da utilizzare devono essere prevalentemente azotati e potassici, tenendo presente che quelli azotati forniti troppo in prossimità del accolto, possono ridurre la serbevolezza (la capacità di mantenere uno stato di conservazione per un certo tempo) dei bulbi.

Il profumo e il sapore dei bulbi dipendono dalla maggiore o minore concentrazione nel terreno di alcuni ioni minerali: lo ione zolfo accentua il sapore acre, mentre gli ioni cloro e azoto tendono ad addolcirlo, per cui quando si procede alla concimazione è meglio utilizzare il cloruro d’ammonio. In coltivazione la cipolla è poco esigente, le basta che il terreno sia mantenuto libero dalle infestanti per mezzo di una sarchiatura.

Raccolta e conservazione: la raccolta va fatta in modi e tempi diversi a seconda della destinazione del prodotto. Le varietà da consumo fresco, che vanno raccolte in primavera e non hanno problemi di conservazione, si estirpano a mano a mano che i bulbi hanno raggiunto la grossezza desiderata, essendo ancora il bulbo fisiologicamente acerbo.

Per le varietà tardive, a raccolta autunnale invece, occorre attendere che la maturazione del bulbo sia compiuta, ovvero che tutte le sostanze nutritive presenti nelle foglie migrino nel bulbo arricchendolo, facendolo ingrossare e rendendolo ancor più adatto alla conservazione. Per questo motivo non bisogna piegare le foglie a terra o annodarle tra loro, pratica diffusa ma errata, immaginando così di accelerare la maturazione dei bulbi. Ciò indubbiamente avviene, ma a discapito dell’ingrossamento dei bulbi, in quanto una parte delle sostanze presenti nelle foglie non potranno migrare nei bulbi stessi, limitandone quindi la crescita. Quando le foglie saranno quasi completamente ingiallite, spia inequivocabile della maturità dei bulbi, questi potranno essere estratti dal terreno tirandoli semplicemente per le foglie e lasciandoli poi al suolo ad asciugare per un paio di giorni. In seguito si taglieranno le foglie a qualche cm sopra i bulbi e questi messi a conservare in cassette, in strati singoli, in un locale asciutto, fresco, arieggiato e al buio.

Lasciando un pezzo più lungo di foglia attaccato al bulbo, è possibile fare mazzi e trecce da appendere. 

Le cipolle da sott’aceto, come le cipolline novelle, si raccolgono quando sono ancora immature, quindi in anticipo, evitando che i bulbi si ingrossino troppo. In questo caso la misura ideale della cipolla è di un paio di cm di diametro.

Parassiti animali: la Tignola e la Mosca della cipolla possono provocare danni gravi: le loro larve, una volta arrivate nel bulbo, lo rodono e lo fanno marcire. La lotta si deve fare in primavera prima dello sviluppo delle larve, utilizzando insetticidi specifici a base di esteri fosforici.

Parassiti vegetali: la Ruggine e la Peronospora possono danneggiare seriamente le colture di cipolle. La lotta si conduce efficacemente con prodotti a base di carbammati. Frequente è l’insorgere di marciumi, che distruggono le cipolle durante la conservazione. In questo caso non è possibile una lotta diretta, per cui è meglio ricorrere a varietà resistenti e, in casi estremi, si procederà con l’eliminare i bulbi colpiti.

Le varietà
Sono numerosissime, adatte a svariati climi e adattabili a coltivazioni per quasi tutti i periodi dell’anno. Da molte varietà si sono ottenuti numerosi ecotipi locali adatti in modo particolare ad un ristretto ambiente di coltivazione. Di norma le varietà si distinguono in base all’epoca di raccolta e alla destinazione, per cui si avranno cipolle a raccolta primaverile-estiva per il consumo diretto, cipolle a raccolta autunno-invernale per la conservazione nei mesi freddi, e cipolline da sott’aceto. Le cipolle a raccolta primaverile-estiva sono solitamente bianche o di colore chiaro, hanno sapore dolce e delicato e vanno consumate fresche, non potendo essere conservate.

Tra le varietà più note si ricordano la Grossa piatta d’Italia e le sue cultivar di Tripoli, d’Estate e Savonese, dalla forma schiacciata, bianche, semitardive; la Bianca gigante di giugno, a forma sferica, bianca, liscia, a tuniche sottili, abbastanza precoce; la Bianca maggiaiola, bianca, precoce, dolce, adatta ai climi meridionali; la Cipolla di Napoli, che è il classico cipollotto novello, precocissima, si raccoglie già in febbraio-marzo, dal bulbo piccolo, schiacciato, con venature verdi coltivata in particolar modo al Sud.

Le cipolle da raccolto autunnale e invernale si possono di norma conservare fino alla primavera successiva, sono caratterizzate da dimensioni maggiori rispetto a quelle a raccolto primaverile, e tuniche esterne solitamente colorate, rosse, ramate, viola, gialle. Tra le varietà più note si ricordano la Gialla comasca, sferica, giallo dorata, molto serbevole, ovvero in grado di mantenersi per un certo tempo in buono stato di conservazione; la Grossa ramata di Parma, di grande pregio e buon sapore, anch’essa assai serbevole; la Piatta di Bassano, a tuniche rosse e polpa bianca, dolce, di forma un po’ schiacciata e abbastanza serbevole; la Gialla di Valencia e la Dorata di Parma; la Rossa di Tropea, tra le più note, a tuniche rosse e polpa bianca, rotonda od ovoidale, dolce, molto serbevole.

Fra le cipolline da sott’aceto si ricordano la Precocissima di Barletta, molto produttiva, ma poco resistente al freddo e quindi adatta solo ai climi meridionali; La Borretana e le Cipolline di Ivrea.


riproduzione: per semina, che si può effettuare sia in piena terra che in semenzaio. La scelta è legata alla disponibilità di terreno libero nell’orto e alla necessità di anticipare di qualche tempo la coltura facendo un semenzaio protetto. In primavera è meglio evitare di collocare le piante a dimora prima di aprile, così come in autunno è preferibile non andare oltre la metà di ottobre; per il semenzaio si calcolano un paio di mesi di anticipo. Le piante dovranno essere seminate all’inizio di febbraio per essere poi messe a dimora in aprile e in agosto. Al sud questi limiti di tempo non sono perentori. Sono sufficienti 3-4 g di seme per m2 di semenzaio, che poi riusciranno a coprire 10 m2 di coltura. Prima di trapiantare le piantine bisogna attendere che siano grosse come una matita. Per facilitare l’estirpazione delle piantine, in modo da non danneggiarle, è preferibile bagnare il terreno del semenzaio qualche ora prima. Adoperando un trapiantatoio si sistemano in terra le piantine, dopo aver eventualmente accorciato le radici, a 3-4 cm di profondità e a distanza variabile a seconda delle dimensioni future dei bulbi, in genere 20-30 cm tra le file e 10-15 cm sulla fila.
La semina in piena terra non pone particolari problemi, salvo la necessità di procedere ad un diradamento per avere un impianto ottimale. Le cipolle eliminate possono essere consumate come cipollotti.

esposizione:
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