Articolo Salute Benessere
Curarsi all'estero come in Italia freccelunedì 30 settembre 2013      


Dal 25 ottobre sarà possibile curarsi all’estero come in Italia. E' dal 2011 che l’UE ha approvato una direttiva, la 24/2011 appunto, che prevede per i cittadini degli Stati membri la possibilità di scegliere in che Paese curarsi. Questo significa che chiunque avesse bisogno di consultare uno specialista non reperibile in Italia o di sottoporsi a complicati interventi chirurgici in centri d’eccellenza all’estero o, semplicemente, di sentire un ulteriore parere su una diagnosi non chiara, avrà la possibilità di farlo facendosi rimborsare dal Servizio Sanitario Nazionale.

In teoria dovrebbe essere come spostarsi da una regione all’altra. Infatti, la direttiva in questione ha come obiettivo quello di garantire a tutti i cittadini dell’Unione Europea la possibilità di accedere a cure di qualità. Dunque tutti i Paesi aderenti all’iniziativa dovranno uniformarsi dal punto di vista delle procedure amministrative e delle tariffe ed organizzarsi in modo da assicurare l’universale riconoscimento delle prescrizioni mediche. Si mira insomma all’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera. Dobbiamo infatti specificare che regolamenti comunitari a tal proposito esistevano già, lo Stato doveva, ad esempio, provvedere alle spese sostenute dagli assistiti che si fossero spostati all’estero per una qualsiasi ragione e che qui avessero avuto bisogno di assistenza sanitaria.

Quello che si cerca di fare con la nuova direttiva è fornire un chiaro ed efficace strumento legislativo a chi si trova a dover pianificare il proprio percorso di cure, in modo da poterlo fare in totale libertà.In pratica Ministero della salute e Regioni dovranno creare dei Contact point di riferimento per i pazienti. Qui dovrà essere possibile ottenere tutte le informazioni necessarie prima di rivolgersi all’estero. Nello specifico si potranno ottenere chiare informazioni sulle prestazioni sanitarie del centro scelto, specificando se ad esempio è soggetto a qualche restrizione. Inoltre sarà possibile conoscere gli standard e gli orientamenti di qualità e sicurezza adottati dallo Stato in cui ci si vuol curare, le modalità di accesso e i tempi di attesa, come fare per ottenere il rimborso dei costi e quali siano i meccanismi di tutela.

Le conseguenze di un tale passo avanti non si rifletteranno soltanto sui singoli cittadini che, come si è visto, avranno maggiori garanzie di ottenere le cure più adatte, ma probabilmente avranno un impatto anche sulla qualità dei sistemi sanitari di ciascuna nazione. È prevedibile che il fatto che ciascuno possa decidere di andare nei migliori centri genererà concorrenza tra gli Stati comportando un innalzamento della qualità delle prestazioni, per evitare eccessive perdite economiche ma anche per attrarre fruitori. Non bisogna dimenticare, infatti, che se da una parte ci sarà la possibilità per gli italiani di andare altrove, dall’altra il nostro Paese potrà porsi come punto di riferimento per i cittadini di altri Stati. Insomma non si può che sperare che il termine del 25 ottobre venga rispettato, perchè essere curati è un diritto ed essere curati bene non è un dettaglio. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella  Giosa - vedi tutti gli articoli di Antonella  Giosa



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Dal 25 ottobre sarà possibile curarsi all’estero come in Italia. E' dal 2011 che l’UE ha approvato una direttiva, la 24/2011 appunto, che prevede per i cittadini degli Stati membri la possibilità di scegliere in che Paese curarsi. Questo significa che chiunque avesse bisogno di consultare uno specialista non reperibile in Italia o di sottoporsi a complicati interventi chirurgici in centri d’eccellenza all’estero o, semplicemente, di sentire un ulteriore parere su una diagnosi non chiara, avrà la possibilità di farlo facendosi rimborsare dal Servizio Sanitario Nazionale.

In teoria dovrebbe essere come spostarsi da una regione all’altra. Infatti, la direttiva in questione ha come obiettivo quello di garantire a tutti i cittadini dell’Unione Europea la possibilità di accedere a cure di qualità. Dunque tutti i Paesi aderenti all’iniziativa dovranno uniformarsi dal punto di vista delle procedure amministrative e delle tariffe ed organizzarsi in modo da assicurare l’universale riconoscimento delle prescrizioni mediche. Si mira insomma all’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera. Dobbiamo infatti specificare che regolamenti comunitari a tal proposito esistevano già, lo Stato doveva, ad esempio, provvedere alle spese sostenute dagli assistiti che si fossero spostati all’estero per una qualsiasi ragione e che qui avessero avuto bisogno di assistenza sanitaria.

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