Articolo Tempo libero Fotografia
Oltre l'obiettivo freccelunedì 2 settembre 2013      


Dal ‘900 a oggi, la percezione che abbiamo riguardo alla fotografia è mutata, o meglio, si è evoluta. Se nel ‘900 il rapporto con la nostra analogica era prettamente professionale (si pensi ai fratelli Alinari, che con le loro cartoline hanno indirizzato gli italiani nella conoscenza dell’ Italia ) oggi la visione che abbiamo della nostra digitale è facilmente riconducibile ad un diario visivo - emotivo. Andare oltre l’obbiettivo significa non solo decidere l’apertura del diaframma o quale obbiettivo usare, ma anche focalizzare e immortalare la sensazione che proviamo in quel preciso spazio-tempo.

Un buon fotografo non è quello in grado di realizzare una buona foto, ma quello in grado di dare qualcosa alla foto, e quel qualcosa è il nostro carattere. Nella fotografia non è bello ciò che piace ma è bello ciò che colpisce, e ciò che colpisce è sempre destinato a persistere. La prima cosa che dovremmo fare quando decidiamo di fotografare è capire perché abbiamo deciso di dare rilievo a quel preciso particolare, a quella precisa luce, a quel preciso colore e a quel preciso momento. Dovrebbe esistere dentro il cassetto del nostro comodino una raccolta, un diario visivo emotivo sempre aggiornato, perché quello che davvero non ci insegneranno mai è che la fotografia fa bene prima di tutto a noi stessi, per ricordarci quanto davvero è bello il mondo, e quanto ancora possiamo meravigliarci anche della più piccola, microscopica cosa.

La visione che abbiamo oggi della fotografia si è evoluta proprio per dar spazio ad ognuno di noi e ai nostri modi differenti di percepire noi stessi all’interno del mondo, ed è proprio per questo che prima la fotografia assumeva solo un carattere professionale, perché prima di percepire noi stessi dentro il mondo, dobbiamo prima percepire il mondo stesso. La fotografia è un vero e proprio modello di prospettiva, che ci permette di (di)mostrare a noi stessi e agli altri il modo in cui riconosciamo il mondo e ci sentiamo parte di esso. Sul piano culturale la fotografia quindi rappresenta molto più che una semplice impressione su supporto digitale di immagini, colori e luci, è la rappresentazione più fedele che ci sia del nostro occhio emotivo.

Non fidatevi di chi vi consiglia di tenere un diario qualsiasi: prendete il meglio di voi stessi e del mondo, aggiustate l’Iso e la modalità a fuoco e iniziate la vostra collezione di sensazioni. E riponetelo nel vostro cassetto. Con cura. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Ginevra  Langella - vedi tutti gli articoli di Ginevra  Langella



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Oltre l'obiettivo freccelunedì 2 settembre 2013      

Dal ‘900 a oggi, la percezione che abbiamo riguardo alla fotografia è mutata, o meglio, si è evoluta. Se nel ‘900 il rapporto con la nostra analogica era prettamente professionale (si pensi ai fratelli Alinari, che con le loro cartoline hanno indirizzato gli italiani nella conoscenza dell’ Italia ) oggi la visione che abbiamo della nostra digitale è facilmente riconducibile ad un diario visivo - emotivo. Andare oltre l’obbiettivo significa non solo decidere l’apertura del diaframma o quale obbiettivo usare, ma anche focalizzare e immortalare la sensazione che proviamo in quel preciso spazio-tempo.

Un buon fotografo non è quello in grado di realizzare una buona foto, ma quello in grado di dare qualcosa alla foto, e quel qualcosa è il nostro carattere. Nella fotografia non è bello ciò che piace ma è bello ciò che colpisce, e ciò che colpisce è sempre destinato a persistere. La prima cosa che dovremmo fare quando decidiamo di fotografare è capire perché abbiamo deciso di dare rilievo a quel preciso particolare, a quella precisa luce, a quel preciso colore e a quel preciso momento. Dovrebbe esistere dentro il cassetto del nostro comodino una raccolta, un diario visivo emotivo sempre aggiornato, perché quello che davvero non ci insegneranno mai è che la fotografia fa bene prima di tutto a noi stessi, per ricordarci quanto davvero è bello il mondo, e quanto ancora possiamo meravigliarci anche della più piccola, microscopica cosa.

La visione che abbiamo oggi della fotografia si è evoluta proprio per dar spazio ad ognuno di noi e ai nostri modi differenti di percepire noi stessi all’interno del mondo, ed è proprio per questo che prima la fotografia assumeva solo un carattere professionale, perché prima di percepire noi stessi dentro il mondo, dobbiamo prima percepire il mondo stesso. La fotografia è un vero e proprio modello di prospettiva, che ci permette di (di)mostrare a noi stessi e agli altri il modo in cui riconosciamo il mondo e ci sentiamo parte di esso. Sul piano culturale la fotografia quindi rappresenta molto più che una semplice impressione su supporto digitale di immagini, colori e luci, è la rappresentazione più fedele che ci sia del nostro occhio emotivo.

Non fidatevi di chi vi consiglia di tenere un diario qualsiasi: prendete il meglio di voi stessi e del mondo, aggiustate l’Iso e la modalità a fuoco e iniziate la vostra collezione di sensazioni. E riponetelo nel vostro cassetto. Con cura. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

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