Il Parco e il suo borgo in movimento 
giovedì 29 agosto 2013
Anche un visitatore distratto e casuale che arrivasse a
Roscigno nell'Alto Cilento si renderebbe conto della sua esclusività. L’ antico borgo è in movimento e, per questo, unico come la Ferrari. Il paragone è ardito, ma congruente.
Nel Parco Nazionale del Cilento e del Valo di Diano ci sono altri paesi abbandonati, ma solo a Roscigno appartiene un nucleo abitativo svuotato agli inizi del XX secolo per cause naturali , un insediamento umano spostato un chilometro più a monte rispetto al primitivo borgo.
E’ un
paese in movimento che ha ispirato pittori e scultori, artigiani maestri nell’arte di fabbricar presepi. Roscigno appare come fissato da uno scatto fotografico, da una sequenza cinematografica che lo ha quasi affidato all’eternità.
Borgo dal carattere instabile lo è e lo è stato.
Usando un’ altra metafora si potrebbe paragonarlo ad un ballerino che scivola sul pavimento.
Dagli inizi della sua storia ad oggi l’abitato del borgo in movimento si è spostato sempre più a monte a difendersi dall’acqua che ne minacciava la stabilità. Per quanto rimane del suo nucleo antico si è scelto l’ appellativo poco consono di “
Pompei del ‘900” sebbene la sua storia sia stata vergata dall’acqua e non dal fuoco di un vulcano.
Il paese, nato come casale di
Corleto Monforte, era ambizioso e divenne presto autonomo politicamente, senza però una sua solidità geomorfologica, una destinazione sicura.
Feudatario di Roscigno, forse il primo, fu Lampo Fasanella nel 1152.
Il paese, ballerino in quanto a geomorfologia, sorge solo per comodità: i pastori della vicina Corleto vi si recavano intorno al 1300 per raggiungere le acque del fiume Ripiti e Sammaro che provvedevano al pascolo degli armenti.
Ma già all’epoca l’ area non prometteva stabilità.
E se inizialmente i corletani si munirono di capanne di legno e fango presto finirono con il costruire i primi casolari, onde evitare estenuanti viaggi giornalieri. In realtà la distanza tra i due paesi è di circa quattro miglia.
La scelta dei pastori non poteva essere casuale. E’ storicamente accertato che nel luogo chiamato “
Piano” ,già nel 1200, i benedettini avevano edificato un’ abbazia sotto il titolo di sant'Andrea dell'Appio la cui regola religiosa era alla base della filiazione dalla S.S.Trinità di Cava dè Tirreni, quindi retta da un solo abate.
Attorno ai conventi nascevano gli insediamenti umani. Roscigno ,
borgo in movimento, non fece eccezione.
La toponomastica di Roscigno rimanda a santi orientali come san Giovanni Battista, San Felice, San Nicola,Santa Barbara ad ulteriore dimostrazione della infiltrazione, nell’Alto Cilento, di quei monaci di rito greco la cui esistenza nel Meridione è ampiamente attestata nell’Alto Medioevo.
La
precarietà del terreno si tocca con mano visitando il borgo ormai abbandonato agli inizi del ‘900, un paese spopolato, il cui nucleo abitativo è stato ricostruito molto più a monte.
Sembrerebbe appartenere alla terra, Roscigno, ma è paese di acqua.
Acqua che si insinua nelle fondamenta, che scava, acqua dei lavatoi e della fontana, acqua che scende dal cielo, copiosa, nei lunghi e rigidi inverni.
Roscigno si apre a raggiera ed ancora risuona di richiami e di grida di bambini anche ora che esibisce le
finestre squarciate dal vento, i tetti scoperchiati da chissà quante tramontane, mura pericolanti come bocche di vecchi. Ed è questo fascino misterioso la sua cifra stilistica.
Borgo in movimento che attrae e che va visitato. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mariantonietta Sorrentino - vedi tutti gli articoli di
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