articolo Giardinaggio Irrigazione
Le piante e il loro fabbisogno idrico freccevenerdì 5 maggio 2017

Le piante e il loro fabbisogno idrico, dal momento che ogni pianta ha necessità differenti e quindi non tutte devono essere irrigate allo stesso modo. Bisogna poi tener conto anche del tipo di terreno che svolge normalmente una importante funzione di riserva d’acqua, dal momento che la rattiene e la restituisce gradualmente alle piante. L’acqua è per la pianta un elemento di vita indispensabile al suo accrescimento. La pianta manifesta in modo evidente la carenza d’acqua appassendo, divenendo flaccida, per cui quando questa condizione si verifica essa è allo stremo della sua resistenza e può essere salvata solo a patto di un immediato intervento.

Pensare che l’annaffiatura sia un’operazione semplice è un errore, e questa convinzione spesso provoca danni anche irreparabili. Bisogna infatti tener conto di diversi fattori quali la piovosità, la capacità del terreno di trattenere l’acqua, la presenza di falde acquifere più o meno profonde, l’intensità dell’irraggiamento sola4re, se la pianta è allevata in piena terra o in vaso, e così via. Per avere un’idea di massima dell’importanza dell’acqua per la vita di una pianta basta considerare che per produrre 18 grammi di sostanza secca una pianta deve consumare da 300 a 500 g di acqua evapotraspirata, e questo può avvenire anche in meno di una giornata. Vi è poi il problema delle esigenze idriche di ciascuna specie, ed è quindi di tutta evidenza che annaffiare non è una cosa di poco conto.

Le annaffiature non vanno quindi effettuate a casaccio, ma l’acqua va somministrata a ciascuna pianta nella quantità effettivamente necessaria e con periodicità regolare, tenendo conto di tutte le variabili accennate in precedenza. Annaffiature eccessive possono non solo danneggiare anche irreparabilmente la pianta, facendola marcire, ma anche il terreno, di cui si danneggia facilmente la struttura. Si potrebbe affermare che, in generale, è meglio bagnare poco e spesso, ma in una quantità tale da fare arrivare l’acqua alle radici, piuttosto che più raramente ma in quantità eccessiva. Osservare il terreno in superfice può aiutare a capire quando è il momento di bagnare una pianta e quando invece è meglio soprassedere.

Bisogna quindi annaffiare prima che la siccità nel terreno abbia raggiunto una certa profondità, e ciò è evidenziato dalla presenza di una crosta secca, profonda anche solo un paio di centimetri, sul terreno. Le ore migliori per somministrare l’acqua alle piante, e questo ovviamente vale anche per il tappeto erboso, sono quelle prima dell’alba oppure qualche ora dopo il tramontare del sole, quindi di notte. Un impianto di irrigazione automatica, ve ne sono anche di abbastanza economici e quindi alla portata di tutte le tasche, può aiutare a risolvere il problema.

La maggior parte delle piante, in particolare quelle dell’orto che devono crescere con una certa regolarità e costanza per assicurare un raccolto almeno soddisfacente, traggono vantaggio da una irrigazione regolare, cosa che non vale però per le culture da tubero e da radice, come ad esempio le patate e le carote, tanto per restare in ambiente orticolo, ma lo stesso vale per i bulbi da fiore, perché potrebbero essere svantaggiate da una eccessiva annaffiatura, che alla fine inciderebbe negativamente sul raccolto o sulla fioritura.

L’annaffiatura dell’orto è senza alcun dubbio la più delicata in quando da essa dipende la crescita regolare degli ortaggi e il conseguente raccolto. Bisogna quindi porre particolare attenzione alla somministrazione dell’acqua e alla regolarità e quantità erogata, ma anche al modo in cui la si distribuisce sul terreno. Lo strumento principe da utilizzare è il classico annaffiatoio a mano, sempre che l’orto non sia di dimensioni superiori a 150 mq, annaffiatoio da utilizzare con la doccia grande a fori molto fini se bisogna bagnare del terreno appena seminato o delle piantine in vivaio. SI può evitare di usare la doccia solo le piantine sono abbastanza grandi e quindi la caduta dell’acqua no potrebbe danneggiare la coltivazione.

Per orti di una certa estensione è possibile ricorrere a sistemi più rapidi e anche automatizzati, come ad esempio il tubo traforato da lasciare steso tra le file degli ortaggi, tubo che deve essere rigorosamente nero, mai bianco o trasparente in quanto, se posizionato al sole, favorirebbe la crescita di alghe all’interno del tubo stesso. È possibile anche utilizzare irrigatori oscillanti o i pop-up a scomparsa, basta farsi un giro nel reparto irrigazione di un garden center per trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze. Questi irrigatori potranno essere poi collegati a dei piccoli computer con cui sarà possibile regolare orario di annaffiatura, durata della stessa e così via.

Danni causati da una annaffiatura sbagliata
Se non si rispettano alcune regole fondamentali, l’annaffiatura, invece di essere utile, può trasformarsi in un elemento di rischio, sia per le piante che per il terreno. I danni più frequenti provocati alle piante sono scottature, marciumi radicali, malattie crittogamiche. Le scottature si verificano quando si bagna la pianta esposta ai raggi forti e diretti del sole. Annaffiature disordinate, eccessive, specie in un periodo secco, possono provocare squilibri nelle piante coltivate e quindi dei gravi danni come, ad esempio, il disseccamento degli apici vegetativi o della punta delle foglie oppure il marciume dei semi asfissiati dalla troppa acqua.

L’attacco delle malattie crittogamiche può essere favorito, specialmente sulle foglie, quando queste vengono bagnate e l’atmosfera circostante è molto calda e umida. Erosione, dilavamento, formazione di una dura crosta superficiale del terreno sono il risultato di annaffiature eccessive, effettuate nel momento e con i metodi sbagliati. Se il terreno è in pendenza, le annaffiature eccessive o effettuate poco delicatamente rischiano di far ruscellare via gli strati superficiali del terreno, scalzando anche le piantine coltivate, e se il terreno è privo di copertura vegetale i danni possono essere anche maggiori.

Annaffiature troppo abbondanti, specie se seguite dall’azione essiccante del sole, possono alterare lo strato superficiale del terreno producendo una crosta più o meno dura che ostacolerebbe anche la regolare respirazione delle radici, cosa che renderebbe indispensabile una successiva lavorazione superficiale del terreno la cui struttura risulta compromessa.


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Le piante e il loro fabbisogno idrico, dal momento che ogni pianta ha necessità differenti e quindi non tutte devono essere irrigate allo stesso modo. Bisogna poi tener conto anche del tipo di terreno che svolge normalmente una importante funzione di riserva d’acqua, dal momento che la rattiene e la restituisce gradualmente alle piante. L’acqua è per la pianta un elemento di vita indispensabile al suo accrescimento. La pianta manifesta in modo evidente la carenza d’acqua appassendo, divenendo flaccida, per cui quando questa condizione si verifica essa è allo stremo della sua resistenza e può essere salvata solo a patto di un immediato intervento.

Pensare che l’annaffiatura sia un’operazione semplice è un errore, e questa convinzione spesso provoca danni anche irreparabili. Bisogna infatti tener conto di diversi fattori quali la piovosità, la capacità del terreno di trattenere l’acqua, la presenza di falde acquifere più o meno profonde, l’intensità dell’irraggiamento sola4re, se la pianta è allevata in piena terra o in vaso, e così via. Per avere un’idea di massima dell’importanza dell’acqua per la vita di una pianta basta considerare che per produrre 18 grammi di sostanza secca una pianta deve consumare da 300 a 500 g di acqua evapotraspirata, e questo può avvenire anche in meno di una giornata. Vi è poi il problema delle esigenze idriche di ciascuna specie, ed è quindi di tutta evidenza che annaffiare non è una cosa di poco conto.

Le annaffiature non vanno quindi effettuate a casaccio, ma l’acqua va somministrata a ciascuna pianta nella quantità effettivamente necessaria e con periodicità regolare, tenendo conto di tutte le variabili accennate in precedenza. Annaffiature eccessive possono non solo danneggiare anche irreparabilmente la pianta, facendola marcire, ma anche il terreno, di cui si danneggia facilmente la struttura. Si potrebbe affermare che, in generale, è meglio bagnare poco e spesso, ma in una quantità tale da fare arrivare l’acqua alle radici, piuttosto che più raramente ma in quantità eccessiva. Osservare il terreno in superfice può aiutare a capire quando è il momento di bagnare una pianta e quando invece è meglio soprassedere.

Bisogna quindi annaffiare prima che la siccità nel terreno abbia raggiunto una certa profondità, e ciò è evidenziato dalla presenza di una crosta secca, profonda anche solo un paio di centimetri, sul terreno. Le ore migliori per somministrare l’acqua alle piante, e questo ovviamente vale anche per il tappeto erboso, sono quelle prima dell’alba oppure qualche ora dopo il tramontare del sole, quindi di notte. Un impianto di irrigazione automatica, ve ne sono anche di abbastanza economici e quindi alla portata di tutte le tasche, può aiutare a risolvere il problema.

La maggior parte delle piante, in particolare quelle dell’orto che devono crescere con una certa regolarità e costanza per assicurare un raccolto almeno soddisfacente, traggono vantaggio da una irrigazione regolare, cosa che non vale però per le culture da tubero e da radice, come ad esempio le patate e le carote, tanto per restare in ambiente orticolo, ma lo stesso vale per i bulbi da fiore, perché potrebbero essere svantaggiate da una eccessiva annaffiatura, che alla fine inciderebbe negativamente sul raccolto o sulla fioritura.

L’annaffiatura dell’orto è senza alcun dubbio la più delicata in quando da essa dipende la crescita regolare degli ortaggi e il conseguente raccolto. Bisogna quindi porre particolare attenzione alla somministrazione dell’acqua e alla regolarità e quantità erogata, ma anche al modo in cui la si distribuisce sul terreno. Lo strumento principe da utilizzare è il classico annaffiatoio a mano, sempre che l’orto non sia di dimensioni superiori a 150 mq, annaffiatoio da utilizzare con la doccia grande a fori molto fini se bisogna bagnare del terreno appena seminato o delle piantine in vivaio. SI può evitare di usare la doccia solo le piantine sono abbastanza grandi e quindi la caduta dell’acqua no potrebbe danneggiare la coltivazione.

Per orti di una certa estensione è possibile ricorrere a sistemi più rapidi e anche automatizzati, come ad esempio il tubo traforato da lasciare steso tra le file degli ortaggi, tubo che deve essere rigorosamente nero, mai bianco o trasparente in quanto, se posizionato al sole, favorirebbe la crescita di alghe all’interno del tubo stesso. È possibile anche utilizzare irrigatori oscillanti o i pop-up a scomparsa, basta farsi un giro nel reparto irrigazione di un garden center per trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze. Questi irrigatori potranno essere poi collegati a dei piccoli computer con cui sarà possibile regolare orario di annaffiatura, durata della stessa e così via.

Danni causati da una annaffiatura sbagliata
Se non si rispettano alcune regole fondamentali, l’annaffiatura, invece di essere utile, può trasformarsi in un elemento di rischio, sia per le piante che per il terreno. I danni più frequenti provocati alle piante sono scottature, marciumi radicali, malattie crittogamiche. Le scottature si verificano quando si bagna la pianta esposta ai raggi forti e diretti del sole. Annaffiature disordinate, eccessive, specie in un periodo secco, possono provocare squilibri nelle piante coltivate e quindi dei gravi danni come, ad esempio, il disseccamento degli apici vegetativi o della punta delle foglie oppure il marciume dei semi asfissiati dalla troppa acqua.

L’attacco delle malattie crittogamiche può essere favorito, specialmente sulle foglie, quando queste vengono bagnate e l’atmosfera circostante è molto calda e umida. Erosione, dilavamento, formazione di una dura crosta superficiale del terreno sono il risultato di annaffiature eccessive, effettuate nel momento e con i metodi sbagliati. Se il terreno è in pendenza, le annaffiature eccessive o effettuate poco delicatamente rischiano di far ruscellare via gli strati superficiali del terreno, scalzando anche le piantine coltivate, e se il terreno è privo di copertura vegetale i danni possono essere anche maggiori.

Annaffiature troppo abbondanti, specie se seguite dall’azione essiccante del sole, possono alterare lo strato superficiale del terreno producendo una crosta più o meno dura che ostacolerebbe anche la regolare respirazione delle radici, cosa che renderebbe indispensabile una successiva lavorazione superficiale del terreno la cui struttura risulta compromessa.


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