Laika, vittima della guerra fredda martedì 5 novembre 2013
Laika era il nome di una cagnetta che il 3 novembre 1957 fu lanciata in orbita dall’Unione Sovietica e che morì lì, nello spazio. A distanza di anni il dibattito sull’evento non si è per nulla esaurito e vengono ancora poste tali domande, tuttora senza risposta certa: era necessaria una tale crudeltà? Quando è morta la cagnetta? In che modo? Nell’ottobre del 2002 uno degli scienziati che partecipò al progetto ha fatto una serie di dichiarazioni che sono riuscite a chiarire in parte alcuni punti oscuri; tuttavia ancora oggi non si può dire che i dubbi si siano completamente dissipati.
Si potrebbe affermare che gli anni ’50 furono il momento maggiormente critico della guerra fredda. La “cortina di ferro” si era fatta impenetrabile, il mondo era diviso in due, dilaniato da tensioni interne ed internazionali, ad un passo dal conflitto atomico. In tale contesto URSS e Stati Uniti divennero estremamente competitivi in vari ambiti, tra cui l’esplorazione dello spazio. Il 4 ottobre 1957, dunque un mese prima dell’invano
sacrificio di Laika, è la data del lancio del primo satellite artificiale in orbita attorno alla Terra, lo Sputnik 1. Tale evento sconvolse l’opinione pubblica mondiale: non solo l’URSS guadagnava un enorme prestigio ed un rispetto nel campo scientifico, ma, soprattutto, acquistava un vantaggio militare sull’avversario, avendo la possibilità, ad esempio, di mandare in orbita le testate nucleari.
Il lancio dello Sputnik 1, quello di Laika, tante altre operazioni fino al celeberrimo sbarco sulla luna di Neil Armstrong nel 1969 ci danno un quadro generale di tale competizione scientifica e militare tra le due massime potenze mondiali dell’epoca. Con il dissiparsi della cortina di ferro si indebolì anche tale fenomeno.
Ora, dopo aver inquadrato sommariamente il quadro politico, soffermiamoci sulle vicende di Laika. Era già previsto, dopo l’esperimento dello Sputnik, il lancio in orbita di una cagnetta, ma Nikita Kruscev, Primo Segretario del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) decise di
anticipare l’evento, con l’intenzione di farlo coincidere con il quarantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (7 novembre 1917).
Si costruì, dunque, una piccola capsula a forma di cono e le fu dato il nome di Sputnik 2, sottolineando l’intenzione di portare avanti il successo del mese precedente.
Tra i randagi prelevati dalle strade di Mosca tre interessarono particolarmente gli scienziati: Mushka, Albina e Laika, alle quali fu imposto un
crudele “addestramento”: furono costrette a vivere in spazi sempre più ristretti, bloccate con catene, nutrite solo con gelatine, il pasto che avrebbero avuto a disposizione durante il viaggio nello spazio. Furono condotti diversi esperimenti su Mushka e Albina ma, alla fine, per il “glorioso” evento fu scelta Laika, sia per le sue dimensioni ridotte che per la sua estrema docilità.
Il particolare più sconvolgente dell’operazione era il finale: non fu previsto un ritorno e Laika, quindi, era destinata, in ogni caso, ad essere incenerita quando lo Sputnik 2 sarebbe entrato in contatto con l’atmosfera. Al di là di come e quando la sua morte effettivamente si verificò (ci sono ancora molte incertezze in merito), è fuor di dubbio che essa era inevitabile, che il destino di Laika era
segnato ed irreversibile. In Occidente, ma non solo, il “nobile” sacrificio dell’animale alle preoccupazioni suscitate dallo Sputnik 1 aggiunse lo scandalo e la disapprovazione di animalisti e non animalisti per una tale crudeltà ed efferatezza.
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